giovedì 30 aprile 2009

Pasta con i pomodorini: il piatto preferito di Matte



Una telefonata di prima mattina che mi sveglia con una notizia molto brutta. Matte dorme dopo uno schianto in moto, Matte lotta in una saletta. Il mio shock è grande perchè Matte è stato ed è una parte fondamentale della mia vita.
Matte con i suoi mille ricordi vicini e lontani: una casetta fatta di legno con un camino che sputava fumo nero impossibile, quell'abbaino nel tetto che guardavamo sempre sdraiati nel lettone, il disordine che regnava sepre sovrano, la cucina, centro del mondo e centro della nostra storia, che sfornava ravioli e polpette di melanzane alle 4 del mattino che Matte mangiava con gli occhi chiusi dal sonno nel letto, gli amici che arrivavano a fare le cene tutti insieme, Matte e le sue lune assurde, il suo muso, la sua "uggia"e  chiusura a riccio. 

Matte e la sua grandissima generosità verso chiunque, Matte che stava facendo una raccolta di fondi per L'Abruzzo, Matte e l' amore per la gente, Matte con un grande cuore che a tratti diventa anche naif. Matte che amava stare nel mezzo del gineceo a parlare di ceretta e trucchi con una nonchalance mai vista, padrone del mondo, sicuro della sua auto ironia e del suo giusto sarcasmo. Matte che ama le donne, tutte, perchè le trova belle, ognuna con la sua particolarità. Matte che ama la vita, gli amici di cui si circonda, il cibo, la musica, i colori. 

Matte che è un poeta maledetto, stregone delle parole, nel suo calderone le mescola e le riversa fuori in modo così perfetto da renderle uniche e da farle arrivare dove nessuno riesce mai. 
Matte, di cui ho ancora le chiavi di casa anche se non le uso, perchè fanno parte della nostra storia, come un famoso accappatoio rosso fuoco e una candela gigante verde. Matte che è un randagio, uno spirito libero, che diventa assolutamente insofferente nelle regole e negli schemi prefissati da altri. 


Matte che mi ha raccontato di me tutto quello che io stessa non sapevo o non avevo capito, Matte che legge dentro di me cose che io non conosco, Matte che mi sfida e mi sprona a diventare la bellissima leggenda che viene raccontata da un prete ormai canuto.

Matte dalle mani calde, caldissime, che plasmano pongo che diventa acquerello per le sue tavole e i suoi disegni, Matte con la sua meravigliosa creatività che esprime in ogni modo sia possibile, Matte spirito libero come il vento.

Matte che è davvero parte di me e non può essere altrimenti anche se la nostra storia d'amore è finita anni fa, Matte che io non perderò mai perchè quello che c'è è molto più importante di una stupida implicazione sentimentale, Matte che non perderò mai.
Nemmeno Adesso. 
Matte,  ti aspetto con la tua adorata pasta con i pomodorini.

Quella sera di anni fa, ci conoscevamo da pochissimo, forse ci eravamo scambiati a mala pena un paio di baci. Colleghi in ufficio da un anno, ci siamo osservati da lontano e poi complice un sogno, un paio di caffè, scambi di mail e qualche aperitivo tutti insieme. E poi il primo bacio a casa sua, io dentro la sua bellissima felpa rossa. Alle 11 di sera un attacco di fame folle, e io che mi propongo di fargli un piatto di pasta: il frigo, classico da single, vuoto, se non una confezione di pomodorini, degli spaghetti, qualche spezia essiccata e un goccio di olio toscano buonissimo. 
In 10 minuti un piatto di spaghetti semplicissimi, che mi hanno aperto le porte del suo cuore, e che lui ha mangiato con grande stupore (non credeva sapessi cucinare!) e con grande ingordigia. Matte è un ingordo di vita, lo sarà sempre. Da lì questo il suo piatto preferito, anche se sulla nostra tavola comune sono passate cose eccezionali, lui ama la mia pasta ai pomodorini e io non vedo l'ora di portargliela per pranzo appena possibile.

Matte, la strega dice che è presto, la strada è lunga e io ho ancora bisogno dei nostri litigi e di tutto quello che tu sei e sempre sarai per me, anche se nessuno lo sa se non te, ed io.

martedì 21 aprile 2009

Asparagina Selvatica&Brigante: che accoppiata perfetta


Dovrebbe essere primavera, almeno così il calendario ci dice, con le sue meravigliose primizie e prelibatezze fresche e delicate. Andando al super dopo il periodo pasquale all'insegna della caloria che la fa da Regina incontrastata, i miei occhi si illuminano alla vista dell'asparagina selvatica. Più sottile e fine dell'asparago comune, più saporita a detta di molti. E nella mia testa si materializza la visione di me, davanti ad un piatto di asparagi bolliti e sconditi per fare un po' di depurazione post-grasso imperante. Visione che è durata l'espace d'un matin, perchè la gola è un peccato, ma non cedervi sarebbe un peccato forse maggiore...

E poi è primavera, tempo di rinascite e tempo di aver voglia di sperimentare, provare, assaggiare, e perchè no, anche osare. Da qui nascono questi ravioli, e la velocità di un piatto di asparagi bolliti è diventata ore davanti ai fornelli ma soprattutto a tirare la sfoglia a mano con il mattarello.


DOSE PER 4 PERSONE (sempre spannometriche, lo so...)
  • 200 gr di farina
  • 2 uova
  • sale
  • olio extra vergine di oliva
  • un mazzetto di asparagina selvatica
  • 1 patata grossa
  • una cucchiaiata di ricotta fresca
  • un bel pezzo di pecorino Brigante
  • parmigiano reggiano
  • burro
  • mentuccia
  • pepe
  • noce moscata
  • un uovo per la chiusura dei ravioli

Preparate la sfoglia: farina a fontana, 2 uova, un pizzico di sale e un filo di olio che rende la pasta elastica. Impastate fino ad ottenere una pasta morbida e mettete a riposare un'oretta. Nel frattempo preparate la farcia: in una terrina mescolate la patata bollita e la ricotta, che servono come base, e aggiungete il Brigante tagliato a pezzetti piccoli, il parmigiano grattugiato,  sale, pepe e un pizzico di noce moscata. Stendete la sfoglia sottilissima, formate i ravioli con un coppa pasta oppure con una rotella dentellata, posizionate il ripieno e chiudete facendo aderire bene i bordi tra di loro dopo averli spennellati con un uovo sbattuto. Preparate il condimento pulendo l'asparagina, fatela scottare a pezzetti per 5 minuti in acqua bollente e ultimate la cottura in padella mantecando con del burro e della mentuccia fresca. Cuocete i ravioli e conditeli con il sugo di asparagina, aggiungete una generosa spolverata di pepe macinato grossolanamente e del formaggio grattugiato. In genere sono molto critica con i miei piatti e difficilmente mi auto elogio, ma questi assicuro che erano davvero favolosi.




giovedì 9 aprile 2009

Moelleux au chocolat et poires: La Fata insegna!




Un'altra Pasqua è alle porte, portando con
tutti i profumi della mia infanzia: acqua di fior d'arancio a ricordare la Nonna con la mitica Pastiera della Penisola Sorrentina, l'odore dell'asfalto bagnato e della pioggia che da sempre caratterizza la Pasqua in montagna, l'odore della primavera, del bosco con le sue gemme nuove, dell'aria ancora frizzante ma scaldata da qualche occhiata di sole. E la mia numerosa famiglia fatta di fratelli, genitori e nonno, una carovana caotica ed allegra e confusionaria che quando si muove blocca l'autostrada, a detta dei miei amici più cari. Chissà cosa troverò quest'anno nell'uovo? Ah, i desideri son sempre molti, ovvio, però lascio al caso, lascio che sia, tante volte meglio aprire la propria anima ad accettare quello che viene piuttosto che incaponirsi nel voler ottenere a tutti i costi cose impossibili.

Il dolce di oggi vorrei tanto diventasse un tormentone su tutti i blog. Perchè? Facile, perchè è buonissimo, allegro, facilissimo da preparare e piace a tutti. La ricetta è della Bravissima Night, la Dolce Fatina dello Zucchero, e l'altra sera l'ho portato per una cena: si sono portati via la metà torta avanzata!!!! Provate, e mi darete ragione.



INGREDIENTI
  • 200 gr di farina
  • 200 di zucchero
  • 180 gr di philadelphia
  • 20 di olio di semi 
  • 3 uova
  • una bustina di lievito
  • una punta di vaniglia
  • 3 pere
  • 100 gr di cioccolato fondente 

In una terrina amalgamate i philadelphia con le uova, lo zucchero, la farina a pioggia, il lievito, la vanillina e l'olio.  A parte prendete una bella tavoletta di cioccolato fondente e con santa pazienza tagliatela a tocchettini non troppo grossi ( da ogni quadratino io ne faccio circa 6-8). Potete utilizzare anche le gocce di cioccolato per fare prima, ma se avete tempo, la tavoletta è molto più buona e golosa nella torta. Facendo attenzione di non prendere anche tutta la polvere di cioccolato, che farebbe scurire l'impasto, aggiungete ora i tocchetti tagliati ed infine 2/3 di pere tagliate a fettine. Mettete in una teglia di circa 20 cm di diametro, e sopra adagiate le restanti pere. Infornate a 180 /200 gradi per 40 minuti circa. Il giorno dopo è ancora più buona, meravigliosa direi!

domenica 5 aprile 2009

Come a scuola: giustificazione per l'assenza!



Per me il blog è un piacere, un piacere vederlo crescere, alimentarlo e coccolarlo come fosse una delle mie piantine aromatiche. Ci sono periodi in cui tutto il resto urla più forte per cui diventa difficile tenere insieme tutti i pezzi e, ahimè, le priorità vengono dettate a forza. Ho chiuso marzo con un bellissimo viaggio in Terra Pugliese, un viaggio che non so se mi vede ritornare a casa ricaricata o meno, sicuramente mi vede incicciottita di un chiletto, grazie alle buonissime burratine, ricotte e focacce baresi... Per non parlare di taralli, olive, buon vino e ogni meraviglioso peccato di gola. Sono un'ingorda, come direbbe qualcuno, detesto i limiti e le imposizioni, anche quelle della bilancia (a dire il vero da oggi vorrei fare un po' di "depurazione", che è cosa mooooolto lontana dalla dieta in ogni caso). 



In questo viaggio pugliese ho avuto il grande piacere di conoscere Anna, donna straordinaria dalle mille e mille qualità ed energie, che mi ha iniziato alla sua cucina regionale, fatta di sapori a me totalmente sconosciuti ed estranei, in un pomeriggio che si è prolungato in una serata davvero bella piena di emozioni e di sorprese. Grazie Anna, spero di tornare quanto prima ad assaporare tutto il nuovo che potrò. 


Provare, nella vita bisogna provare davvero tutto quello che possiamo, talvolta anche ciò che è sbagliato, perchè ci da il senso delle misure e di quello che invece per noi vorremmo.
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